Dopo aver demolito il mito del marketing istituzionale, è il momento di puntare il dito contro un'altra deriva pericolosa: il marketing creativo fricchettone. Questo approccio, apparentemente audace, si concentra sull'estetica fine a sé stessa e sul "wow effect", dimenticando completamente il cliente e i suoi bisogni. E il risultato? Campagne disastrose che mandano all'aria investimenti e credibilità.
Un caso emblematico è lo spot di Jaguar, che ha attirato l'attenzione non solo degli esperti di marketing, ma anche di professionisti della gestione di crisi aziendali come Matteo Flora, bravissimo esperto e divulgatore, che ne ha parlato approfonditamente nel suo video su YouTube nella sua rubrica "Ciao Internet"
La campagna creativa fricchettona di Jaguar è partita malissimo
La critica è stata unanime: questo spot sembra più una pubblicità di una linea di moda anni '90 che una campagna per auto di lusso. Non solo manca di coerenza con il prodotto, ma non si allinea nemmeno al posizionamento dell'acquirente tipo di Jaguar, che cerca esclusività, prestazioni e status.
Come se non bastasse, la campagna è partita malissimo, con un articolo sul The Guardian in cui il brand ha accusato il pubblico di essere intollerante, un colpo di scena che non solo ha alienato i potenziali clienti, ma ha anche trasformato una semplice strategia di comunicazione in un disastro reputazionale. Quando il marketing passa all'attacco del proprio pubblico, il fallimento è assicurato.
Ma perché il marketing creativo fallisce così miseramente? Ecco i problemi principali.
1) Niente Focalizzazione
Il marketing creativo spesso manca di un obiettivo chiaro. Si punta tutto su immagini accattivanti, effetti speciali e messaggi vaghi, ignorando la regola d'oro del marketing: risolvere un problema o soddisfare un desiderio specifico del cliente.
Risultato?
Messaggi confusi che non rispondono alla domanda fondamentale: "Perché dovrei scegliere questo prodotto?". Non importa quanto lo spot sia bello, se non convince il cliente, è inutile.
2) Troppa Estetica, Zero Sostanza
Spesso chi adotta questo approccio si concentra su dettagli estetici superflui, lasciando in secondo piano l'essenziale: comprendere il pubblico. La forma prende il sopravvento sul contenuto.
Esempio:
Campagne che sembrano fatte per vincere premi e impressionare i colleghi di settore, ma che lasciano il cliente freddo. È come presentare una torta bellissima all'esterno, ma vuota dentro.
3) Schiavi delle Mode
Questi marketer sembrano seguire le tendenze come fossero capi di abbigliamento stagionali. Il risultato? Collaborazioni con influencer gonfiati o fuori target, spot che inseguono trend effimeri e strategie inconsistenti.
Il caso degli influencer:
È incredibile vedere aziende bruciare cifre a sei zeri su collaborazioni con personaggi che vantano numeri gonfiati, senza nemmeno fare un minimo di analisi. Questi investimenti portano a risultati ridicoli, eppure chi ha preso queste decisioni - così palesemente scellerate - continua spesso a mantenere posizioni chiave. Questo denota una gravissima mancanza di responsabilità e visione strategica.
4) Il Marketing Non È Arte
Un altro grosso problema del marketing creativo è che viene valutato come se fosse arte. Premi e concorsi celebrano l'estetica e l'originalità, dimenticandosi completamente dei risultati. Non importa se lo spot converte o no: l'importante è che sia "bello" o "di tendenza".
Risultato:
Il marketing diventa un esercizio di autocelebrazione, più utile a gonfiare l'ego di chi lo produce che a vendere il prodotto. Questo atteggiamento è uno dei motivi per cui il marketing creativo è spesso una perdita di tempo e risorse.
Conclusione: Creatività Sì, Ma al Servizio della Strategia
La creatività è fondamentale, ma deve servire una visione chiara e una strategia ben definita. Il ruolo dei creativi non è quello di inventare la visione aziendale, ma di tradurla in campagne coerenti e incisive. Prima di tutto, deve esserci una visione che guidi il posizionamento e parli al cliente ideale. Solo allora la creatività può fare la differenza.
Il risultato?
Una comunicazione che non solo è accattivante, ma che funziona davvero, raggiungendo i giusti obiettivi e creando valore reale. Ma soprattutto, il cliente vede il prodotto come la soluzione al suo problema o al suo desiderio. E questo è ciò che distingue una strategia vincente da un esercizio di vanità.